12.

"E poi è successo quello che nessuno si poteva aspettare.
Sicuramente non io..."


Sono passati appena due giorni da quella scampagnata, quando Horace e Ronnie richiamano Barbara all'ordine.
– Allora, puttanella, qui bisogna mantenerti allenata, altrimenti perdi lo smalto che ti abbiamo dato con tanta dedizione... – dice Ronnie.
– Sarebbe un peccato... – ribadisce Horace.
– E cosa si può fare oltre quello che mi avete già fatto...
– Ahahahahah! – ridacchia quest'ultimo, mentre l'altro sogghigna – Prepara una borsa, che si parte...
La ragazza fa una faccia interrogativa.
– Ti portiamo a fare un bagno turco a Pasadena.

In pochi minuti i tre sono di nuovo a bordo del pick-up.
Arrivano nel posto prescelto e parcheggiano nel sotterraneo.
Salgono nella hall. Ronnie e Barbara si mettono seduti su una poltroncina, nell'ampio salone d'entrata. Horace va in reception e borbotta qualcosa con la tizia che sta lì.
Poco dopo un uomo di mezza età dall'apparenza mediorientale, di notevole stazza, malgrado non troppo alto, dalla carnagione olivastra, i capelli e i grandi baffi tinti molto scuri, si mette a parlare col gemello dopo che si sono stretti la mano.
– Lui è Ahmet... – fa Horace avvicinatosi alle poltrone – Ti lasciamo in buone mani, il primo trattamento dura un'ora, poi torniamo da voi.
I fratelli si allontanano uscendo dalla porta d'ingresso. Ahmet prende Barbara per la mano e la conduce lungo un corridoio.
La ragazza è confusa, per la prima volta è lontana da loro.
Giungono in una stanza in cui le pareti sono tutte ricoperte di legno chiaro e per terra ci sono materassini in stile futon e tantissimi cuscini foderati di velluto.
Lui non dice niente. Chiude la porta. Si mette davanti a lei: la guarda, dalla testa ai piedi.
Barbara è interdetta, si sente quasi a disagio.
Quello per contro, con un mezzo sorriso sulle labbra, dopo averne apprezzato le forme alla vista, le poggia le mani sulle spalle, di lato. Poi sale leggermente fino a incontrare le bretelline della canottiera con le dita.
A quel punto le prende e le abbassa, ognuna verso il suo lato, tirandole in modo da scoprire il seno della ragazza.
La palpeggia, con cura, senza esagerare.
Il respiro di Barbara inizia a intensificarsi.
L'uomo le sfila il vestito facendolo scorrere dai fianchi, in giù.
Adesso è lui a privarsi della maglietta. Poi dei pantaloni. Infine anche dei boxer.
– Oh mio dio... – fa lei sottovoce, non riuscendo a trattenere lo sbigottimento.
Lui rimane fermo, con le muscolose gambe leggermente divaricate, le possenti braccia ai lati del corpo, come per mostrarle tutta la sua potenza, espressa soprattutto dal fenomenale membro e da genitali ben proporzionati.
Barbara arrossisce. Sente una vampata accendersi sulle guance.
Ahmet si avvede della reazione ma non si scompone.
Le poggia la mano sinistra sulla testa e la spinge in basso.
La ragazza non sa nemmeno se ha tentato di resistere, se non per riflesso, ma si ritrova in ginocchio, al cospetto di quel dardo.
Lui allora se lo prende con la destra, lo alza per andare ad appoggiarne la punta sulle labbra di Barbara.
La destra ora torna in azione, sospingendo la nuca di lei verso di sé.
La bocca si dischiude, la mandibola scende, ma l'arnese è così voluminoso che entra solo il glande e poco più.
Barbara chiude gli occhi e mugolando inizia a leccarlo.
Lui la prende per la coda e la tira sapientemente avanti e indietro, poco alla volta.
La saliva della ragazza inizia presto a fuoriuscire in copiosi fiotti filamentosi che scendono sul mento e sul busto.
– Mpfh... mpfh... mpfh... – annaspa lei, mentre si regge sulle sue cosce.
Il tizio la tira indietro, liberandola.
– Aaaaaaaaahhhh...
Barbara riapre gli occhi.
– Tu sa cosa devi, sürtük... avanti lecca lingua – le dice con tono fermo.
Sürtük?
– Come dice voi... ehm... donna vende in Hamam... – fa quello, parafrasando l'insulto.
Lei annuisce. Sa che non ha senso atteggiarsi a santarellina, con la presentazione di Horace di poco prima.
– Avanti, adesso lecca lingua, sürtük...
Al che Barbara la tira subito fuori.
Lui la riavvicina spingendo la coda di lei verso di sé.
La ragazza si prodiga come richiesto.
Lui la comanda, alternando quel massaggio a nuovi ingressi tra le labbra a suo piacimento.
Poi all'improvviso glielo spinge in bocca più in fondo che gli riesce, anche se non è molto.
– Mmmmpfhhhhh!!!
Mentre quello rimane per qualche secondo in quella posa, gli occhi di Barbara si spalancano e iniziano a lacrimare, portando sulle guance infuocate due rivoli di quel poco rimmel che si era messa prima di partire.
– Aaaaaaahhhhhh!!! – fa lei, quando il suo aguzzino la molla, ansimando forte – Aaahhh... aaahhhh...
Le fa cenno di alzarsi in piedi, e lei esegue.
La gira su se stessa, mettendola di schiena.
Prende il perizoma di Barbara nel pugno della mano sinistra e lo tira in alto, stressandolo al massimo.
– Oohhh... – geme lei sentendo la stoffa premere sull'inguine, sempre più forte.
La ragazza chiude di nuovo gli occhi.
– Mi piace tuo culo bello...
– Ti prego, strappale e scopami, non ce la faccio più...
Ahmed non sa parlare bene ma capisce perfettamente.
Dà uno strattone e la mutandina si rompe, lasciando Barbara completamente nuda.
La gira di nuovo, di fronte a sé.
Le prende la coscia sinistra con la mano destra, poi le fa segno con gli occhi di porgergli anche l'altra, che afferra prontamente con la sinistra.
Così, sollevata da terra e ben divaricata, lui la penetra senza altri indugi.
– Ooooooohh!!!
All'inizio la sospinge piano.
– Oh mio diooo!!! Oh mio diooooo!!!
Poi un po' più forte, su e giù.
– Oddio! – grida lei – Oh mio dio!!!
Ma da lì a pochissimo il ritmo si serra.
Barbara rimbalza sull'arnese e sulle cosce dell'uomo come una bambola di pezza.
– Ooooohhh... Oooooohhhh... Ooooooooohhh...
Le carni schioccano tra di loro ad ogni sobbalzo.
– Ooooooooohhh... Ooooooooohhh... Ooooooooohhh... 
Il seno e i glutei della ragazza sussultano sempre più ravvicinatamente.
Ma il tizio impone un rapido cambio.
Posa Barbara coi piedi in terra, si avvicina con lei a una delle pareti, la piega a novanta facendola poggiare con le mani e gli avambracci sulla superficie lignea e rapidamente è di nuovo dentro di lei.
E spinge il suo arnese velocissimo avanti e indietro.
– Aahhh... Aahhh... Aahhh... Aahhh... Aahhh... Aahhh... Aahhh...
Lui non batte ciglio, spinge e basta, tenendola con forza per i fianchi.
– Aahhh... Aahhh... Aahhh... Aahhh... Aahhh... Aahhh... Aahhh... Aahhh... Aahhh...
Per lunghi minuti, come fosse un braccio meccanico, quella potenza si abbatte su di lei senza requie.
– Aahhh... Aahhh... Aahhh... Aahhh... Aahhh... Aahhh... Aahhh... Aahhh... Aahhh...
Come un metronomo il ventre di lui schiocca addosso ai glutei di lei: tac, tac, tac, tac.
Gli occhi di Barbara sono spalancati e lo stesso la bocca che continua a gemere.
– Aahhh... Aahhh... Aahhh... Aahhh... Aahhh... Aahhh... Aahhh... 
A questo punto la fa mettere carponi, si mette in ginocchio anche lui e ricomincia a vessarla ancora più forte, mentre le tiene giù la testa, schiacciata dal lato sinistro sui cuscini.
– Aahh... Aahh... Aahh... Aahh... Aahh... Aahh... Aahh... Aahh... Aahh... Aahh...
Il ritmo dello stantuffo è frenetico: tac, tac, tac, tac, tac, tac.
Poi la stende di fianco, rialzandola ad un'altezza comoda con altri cuscini.
Divarica le cosce per abbassarsi e riparte di nuovo.
– Aahh... Aahh... Aahh... Aahh... Aahh... Aahh... Aahh... Aahh... Aahh... Aahh...
È l'ultima serie.
Dopo la raffica finale si alza in piedi, prende Barbara per il collo e se la mette davanti in ginocchio.
Lei sa cosa l'aspetta. Lui scuote brevemente l'arnese, che inizia a schizzare.
Mentre ancora ansima fortissimo, la ragazza viene centrata sul viso, più volte, sul collo, sul mento e sul seno, anche qui più volte.
Mentre gli ultimi schizzi la sporcano, entrano i gemelli dalla porta.
– Guarda là, questa troia come si è fatta insozzare tutta... – esordisce Horace.
I due sghignazzano incontrando lo sguardo sorridente di Ahmet.
– Tieni, pulisciti con questo... – fa Ronnie lanciando un asciugamani a Barbara, che rimane in ginocchio.
– Dai, vatti a fare una doccia che più tardi ti aspetta il secondo round, con noi...
La ragazza con un po' di fatica si alza, si infila il vestitino e si incammina.
Ma quando passa accanto ad Ahmet gli sussurra sottovoce:
– Io voglio stare solo con te...
E poi fa per uscire dalla porta, sorridendo ai gemelli.

"Mi aveva fuso il cervello.
Per la prima volta dopo che Ronnie mi aveva sedotta e soggiogata, sentivo che un altro uomo aveva di nuovo rotto i miei argini. Argini che non sapevo neanche di avere.
Un automa. Un energumeno senza pietà. Con un cazzo enorme, di cui mi ero innamorata a prima vista."















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