1.

Barbara beve il suo latte macchiato in cucina, pensando alle cose da fare in giornata mentre stringe la tazza.
Dalla finestra sente un rumore che non sa distinguere ed istintivamente si gira verso fuori.
Sul balcone di rimpetto c’è il tizio che abita nel villino accanto al suo, un signore sulla sessantina. Lo sguardo di Barbara scende di quel poco che occorre per scorgere che l’uomo è in canottiera ma senza mutande.
Nel primo istante accenna un sorriso come di scherno. Poi subito però rimane fissata su quel particolare: ha un membro notevolissimo.
Resta attonita e non riesce a distogliere l’attenzione. Ed è in quel momento che lui se ne accorge.
La guarda. Barbara capisce di essere stata beccata ma, per qualche ragione che non riesce a comprendere, rimane a scambiarsi sguardi con lui. Non è neanche un bell’uomo, ha una grossa pancia, ma quel coso tra le gambe è per lei ipnotico.
– Ehi, ti piace eh? – le grida lui da lì.
Barbara sgrana gli occhi. È vero che sono vicini ma non si sono mai parlati.
E poi lui è un vecchio, chi mai avrebbe pensato che...
Il tizio a quel punto si prende il coso in mano e fa come per mostrarglielo.
Lei torna dentro, quasi scappando in un’altra stanza.

"Ma cosa è successo?
Come ho potuto rimanere a guardare l'uccello di un vecchio ciccione?
Il vicino di casa. Che avrò visto cinque, sei volte.
Un uccello incredibile però."


Il mattino seguente la scena si ripete.
Barbara prepara il latte, lo macchia col caffè e poi si siede.
Sì, lui è lì. Ha addosso una maglietta e dei boxer.
La ragazza avvicina la tazza alla bocca.
Il tizio si abbassa le mutande ed ecco, quel suo coso non era un'illusione.
Prende l'arnese con una mano e inizia a sbatterlo ritmicamente ma con vigore sul palmo dell'altra. Benché lui si trovi all'esterno e tra i due ci sia una distanza di una ventina di metri, quell'azione produce quasi un rumore udibile di schiaffi.
Poi una voce di donna richiama il tizio dentro casa. Quello ritira su l'indumento ed entra.
Barbara socchiude gli occhi. Emette un sospiro. 

"Stavolta l'ha fatto di proposito. Forse anche ieri, chissà.
E niente, non ce l'ho fatta a non guardarlo.
Non sono riuscita a distogliere lo sguardo.
La cosa peggiore è che lui sapeva che sarei stata lì, ad ammirarlo.
Perché è così, l'ho ammirato.
Continuo a pensare a quell'uccello sbattuto sul palmo di una mano.
Devo essere impazzita, è un vecchio!"


Siamo alla terza mattina.
La ragazza si chiede cosa le stia succedendo, mentre si avvia a compiere esattamente la stessa sequenza dei due giorni precedenti. Spera. Dentro di se spera, che lui sia lì.
E sì, lui è lì.
Barbara è esterrefatta da se stessa. Sente come una sorta di gioia inspiegabile.
Lui sogghigna vedendola. poi come il giorno prima si abbassa le mutande e si prende in mano l'attrezzo.
E comincia a scuoterlo.
La ragazza rimane immobile, con la tazza davanti alla bocca.
L'uomo massaggia la sua carne. Barbara avvicina la tazza alle labbra ma non distoglie lo sguardo.
L'organo si è ormai irrigidito, mostrandosi nella sua effettiva pienezza.
Lei, finito il sorso, poggia la tazza sul tavolo.
Il tizio le sussurra qualcosa. Barbara ovviamente non può sentire.
Lui ripete, scandendo bene, affinché lei possa leggere il labiale.
– E tu... che mi fai vedere? – sussurra di nuovo.
La ragazza contrae il viso, mostrando di non aver capito bene.
– Tu... – fa quello indicandola – che cosa... mi fai... vedere
Stavolta Barbara ha capito. È spiazzata.
– Fammi... vedere... subito.
Un ordine. Non una richiesta. 
E di fronte all'ordine, benché pronunciato con un filo di voce, impercettibile alle sue orecchie, le succede qualcosa dentro che non avrebbe neanche immaginato: una voglia irrefrenabile di obbedire.
– Su-bi-to – scandisce lui.
Barbara si alza lentamente. Va a mettersi davanti al tavolo, proprio di fronte alla finestra.
Gli sguardi dei due si incollano l'uno all'altro.
La ragazza prende con le mani il lembo inferiore della maglietta del pigiama, inizia a tirarlo in su.
Scopre la pancia, l'addome, arriva sotto al seno. Si ferma un istante. Poi riprende e senza più fermarsi, lentamente, tira la maglietta fin sotto il collo.
Il ghigno dell'uomo si allarga, è riuscito nel suo intento. A quel punto il suo massaggio diventa più intenso, arrembante.
Barbara è eccitata. Il suo corpo si è irrigidito. Gli occhi puntano quel membro maestoso nel pieno della sua azione sussultoria.
Passano pochi istanti. L'uomo raggiunge l'orgasmo, senza scomporre minimamente la propria espressione. Tre, quattro, cinque fiotti di liquido schizzano copiosi e lontanissimi.
Barbara spalanca la bocca di fronte a quella performance.
Mentre lui se la ride, lei corre in bagno dove con una brevissima quanto intensa sollecitazione con le dita, esplode anche lei di godimento.

"Lui ha capito. Sa cosa c'è nella mia testa, mentre io lo ignoravo completamente.
È bastato che prendesse in mano il suo enorme uccello, che lo scuotesse con la sua mano possente, perché potesse obbligarmi a spogliarmi per lui.
Non so neanche se l'ha fatto davvero. Però ho ubbidito.
Mai avrei pensato che mi potesse piacere ricevere un ordine ed eseguirlo.
È un gioco che mi sta piacendo, troppo."







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