3.

"È vero, non ho legami, non devo temere il giudizio di nessuno.
Però mi sento addosso qualcosa di strano.
Un vecchio che mi domina, che fa di me quel che vuole. 
La cosa più assurda è il desiderio che ha generato ormai in me.
Sì, il desiderio di lui.
Sono così pazza che stamattina ho scritto su il mio numero su un cartoncino e l'ho esposto sulla
nostra finestra."

E lui la chiama.
– Pronto? – risponde Barbara.
– Sono io.
Silenzio.
– A che ora vieni? – riprende lui
– Anche adesso.
– Dove ti trovi.
– Sono in bagno.
– Ecco, ora ti dico cosa farai.
– Si
Silenzio.
– Vieni qui, sono da solo. Vestiti poco e mettiti dei tacchi alti, i più alti che hai. 
Silenzio.
– Va bene.
– Ascolta bene queste istruzioni: la chiave di casa è sotto al tappetino, entra, togliti le mutandine e lasciale sulla maniglia della porta; io sono in salone, sul divano.
– Ok.
– E voglio impegno, non ci provare a fare la santerellina con me.
Silenzio.
– Ho capito.
Sono passati pochi minuti quando Barbara si presenta a casa dell’uomo.
Si piega delicatamente sulle ginocchia, per raccogliere la chiave dal tappetino.
La inserisce lentamente nella serratura e apre.
Entra piano e richiude la porta facendo come se non volesse farsi sentire.
Poi, memore di quanto le era stato detto poco prima, mette le mani sotto al vestito nero aderente e si toglie le mutandine. Le appoggia sulla maniglia. Si gira e si avvia all’interno, alla ricerca di lui.
Il rumore delle scarpe sul pavimento è cadenzato. Tacco, pianta. Tacco, pianta. Cammina quasi furtiva all'interno di quella casa sconosciuta.
Il salone si vede comunque, ha un'entrata senza porta, ad archetto. Un passo dopo l'altro Barbara avanza.
Lui è lì dentro, seduto nudo su una vecchia poltrona.
– Ecco la nostra vicina troia, ahahah!
Lei si blocca a quelle parole grevi. Lui le fa cenno di avvicinarsi, invece, con la mano.
– Ti chiamerò troia per questi tre giorni. Mi pare fossi d'accordo, no?
Barbara fa un piccolo cenno affermativo con la testa.
– D'altronde sei qui.... senza mutandine. 
La ragazza abbassa gli occhi.
– Per farti scopare, giusto?
Di nuovo sì con la testa.
Lui a quel punto, quando lei è arrivata vicino, le prende i fianchi e la fa voltare.
Solleva il vestito scoprendole le natiche.
Lei guarda fisso davanti a se.
L'uomo le tira uno schiaffo sulla natica sinistra.
Barbara emette un leggerissimo lamento.
Poi è la volta di quella destra.
E di nuovo, prima sinistra e poi destra.
Poi le stringe tra le dita e ancora, uno schiaffo a sinistra, poi a destra.
La pelle comincia ad arrossarsi ma lui non si ferma.
Quella carne tonda vibra sotto i colpi ripetuti.
Il viso di Barbara è contratto, la bocca lievemente aperta.
L’uomo smette improvvisamente, afferra le natiche ognuna in una mano e le divarica, poi infila la faccia tra di esse e inizia a baciare e leccare tutto ciò che incontra.
– Ah! – guaisce lei.
La lingua si insinua soprattutto nel buco più piccolo.
– Oddio! Aaah!
– Non ti sei mai fatta leccare il culo, troietta?
– No... Aaaaaaah... 
Lui indugia su quel punto, a lungo.
La ragazza chiude gli occhi, ora la sua bocca è spalancata.
Dopo una paziente azione di alcuni minuti, l’uomo si ferma.
– Ci siamo, ora farò di te una troia vera.
– In che senso? - bisbiglia lei.
L’uomo spinge Barbara addosso al tavolo lì vicino, la induce a stendersi col busto su di esso.
Prende un barattolo, lo apre e infila l’indice e il medio della mano destra nel contenuto. Poi appoggia il barattolo accanto a se con la sinistra. Le sue dita intrise di un gel trasparente raggiungono il buco già rilassato dalla sua lingua ed entrano.
– Oooooooh... ma cosa...
Lui non risponde. Le dita scorrono avanti e indietro, lentamente. Poi diventano tre.
– Io non... 
La ragazza non riesce ad esprimersi, prova una sensazione strana, che la inquieta.
L'uomo prende dal barattolo dell'altro gel e lo spalma sul membro.
Poi appoggia la punta del suo dardo addosso al pertugio che ha dilatato e inizia a spingerlo dentro.
– Oh mio dio!
– Sì, troia, ti sto inculando...
Barbara rimane con la bocca spalancata, gli occhi sgranati, rigidissima sulle gambe divaricate, abbracciata al tavolo con le mani sui lati esterni.
Quel palo entra un poco, poi si ritrae, poi avanza ancora, all'inizio con estrema lentezza.
Man mano il varco si allarga ancora.
– Aaaaah... – guaisce piano piano la ragazza – non...
Lui la prende per i fianchi e glielo spinge ben dentro.
– L'hai preso già tutto, troia.
– Oddio! non capisco, mi fai male ma...
– Ma ti piace.
– Non è possibile... aaaaaah...
L'uomo continua la sua azione determinato ma lento. Ma ormai ogni resistenza è vinta.
L'arnese viene risucchiato con facilità ogni volta che entra. A quel punto lui le stringe i fianchi e comincia a sbatterla, con duri colpi secchi, cadenzati.
– Oh mio dio! Aaaah! Aaaaaaah!
Barbara è in preda di quella furia che si abbatte su di lei e la martella lentamente.
Poi all'improvviso si ferma, la afferra per i capelli e la fa mettere in piedi, tirandosela incontro.
– Adesso ti vengo nel culo – le dice continuando a spingere.
– Non capisco cosa mi sta succedendo... aaaaah... aaaaaaah!
Dentro di lei mentre quello sta portando a termine la sua performance si smuove qualcosa di inarrestabile.
– Eccolo, troia – le fa lui, calmo, nonostante le spinte che porta – ecco che ti riempio.
– Io... io...
– Prendilo tutto fino all'ultima goccia, sgualdrina.
– Ma io sto... sto venendo... non è possibile!
– Brava, troia.
– Oddio vengo... vengo...
L'uomo porta le ultime spinte, col membro intriso ormai del suo stesso liquido, con tutta la forza.
– Vengoooo!
Barbara esplode e si adagia di nuovo sul tavolo.
Lui si ferma, estrae con estrema calma il suo arnese ancora colante.
L'orifizio della ragazza rimane dilatato, ne fuoriesce copiosamente il seme.
Lei ansima per la fatica e il godimento estremi.
– Ti ho sfondato quel bel culo, ora sei una troia vera.
Barbara lo guarda, mentre ancora il suo respiro non si è normalizzato.
– Domani ne avrai ancora.


"Mi insulta chiamandomi troia e io, per tutta risposta, lascio che si prenda il mio culo, per la prima volta nella mia vita.
Si direbbe che ho perso il rispetto per me stessa, invece mi sento come una dea.
Non ho mai goduto così tanto.
Ho varcato una soglia, quella per cui sono disposta a farmi fare di tutto perché è questo che mi fa impazzire."











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