5.

"Lui non si limita a scoparmi. Mi sfonda.
Non mi dà respiro. Non mi fa capire niente.
Mi usa. Mi faccio usare. Mi faccio spaccare come un frutto estivo, senza battere ciglio.
E la cosa più incredibile è quanto mi piaccia.
Non ero così, fin quando è arrivato lui. Cosa sarò dopo di lui?
Lui sa che sta finendo e questo mi fa sentire tranquilla.
Io so che sta finendo e questo mi inquieta."

È il terzo giorno, l'ultimo.
Barbara si sente completamente assuefatta da quell'avventura assurda.
Arriva la chiamata. L'ultima chiamata.
Era già pronta prima. Minigonna bianca senza mutandine, un top nero attillatissimo.
Esce e in un attimo è davanti alla porta. Deve solo spingere.
Si ferma per un istante, poi prende il respiro ed entra.
Ma lui è subito lì, la coglie di sorpresa.
Fa quasi un passo indietro di soprassalto, ma lui la prende per la mano destra e la tira dentro.
Una volta chiusa la porta le strappa via la minigonna, le solleva il top dal lembo inferiore liberandole i seni e la solleva per le cosce come fosse un fuscello.
– Oh! – esclama Barbara con gli occhi spalancati.
– Prenderai così tanto cazzo oggi in questo tuo culetto da santarellina che diventerai la più troia di tutte le troie! – le ringhia lui appiccicandola sulla porta stessa.
Le ficca la lingua in bocca e senza deciderlo anche la ragazza si trova a far roteare la sua.
Poi la tira via dalla porta e tenendola sospesa la porta davanti alla finestra e sul balconcino in cui lei l'aveva visto la prima volta seminudo, quando tutto era cominciato.
In un altro frangente Barbara avrebbe protestato. Anche se sono i soli ad abitare in quel punto della cittadina, non le sarebbe mai piaciuto rimanere così esposta.
Ma niente è più come prima. E lo sa lei come lo sa lui.
– Ora tu urlerai, tra dolore e godimento, come piace a me – sentenzia lui.
– E come piace a me... – replica lei.
Le sue possenti braccia la sollevano ancora, in modo che le sue gambe rimangano imprigionate mentre le mani ruvide possano raggiungere i glutei della ragazza.
Li divarica con cura, mentre lei gli si aggrappa al collo con le braccia
Piano piano fa scendere il corpo di Barbara, fin quando il proprio membro, eretto all'inverosimile, incontra la parete esterna del buco che desidera penetrare, sempre lo stesso.
Lei lo sente.
– Ripetilo anche oggi: di chi è il tuo culo...
– Tuo... il mio culo è tuo... sfondal...
Mentre finisce la frase l'anziano energumeno la infila.
– Oooooooooooohhh! – grida lei con la bocca tutta allargata e gli occhi accesi.
– È già entrato tutto, sgualdrina...
– Sì, è tuo! Il mio culo è solo tuo!!!
L'uomo a quel punto inizia a sbatterla sollevandola e facendola ricadere decine e decine di volte, mentre le spinge dentro il suo dardo a colpi di bacino perfettamente sincronizzati.
– Oh mio diooooo!!
Sempre più veloce, sempre più violento.
– Oddio!!! Aaah! 
Aaah! Aaah! Aaah! Aaah! Aaah! Aaah!
È incredibile quanto quel vecchio sia forte.
– Aaah! Aaah! Aaah! Aaah! Aaah! Aaah! Aaah! Aaah! Aaah! Aaah!
Le carni di Barbara che si scontrano con quelle di lui sono attraversate come da onde di un terremoto.
– Oddio non ce la faccio! Aaah! Aaah! Aaah! Aaah! Aaah! Aaah! Aaah!
Quello non si ferma.
– Aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaahhhhh!!!!
Gli squittii della ragazza diventano un interminabile, unico gemito.
– Aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaahhhhhh!!!!
All'improvviso lui si ferma ed estrae il suo arnese dal buco.
– Ne vuoi ancora, piccola lurida troia, eh? Ne vuoi ancora???
Ma Barbara non riesce a rispondere. Lo fissa e sospira per la fatica estrema.
Grondano liquidi dal suo ventre che dicono quanto sta godendo.
Senza rimetterla coi piedi in terra, il tizio gira la ragazza di centottanta gradi.
La tiene sempre per le cosce, ben divaricate, ma stavolta con la vista di lei rivolta alla sua casa e non più a lui. Lei gli si aggrappa con una mano sul collo e l’altra al fianco.
Viene infilata di nuovo.
– Aaaaaaaaaaaaaaaaaaaahh!
La solleva lentamente e la rilascia.
– Aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaahhhh!!
E di nuovo. 
– Aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaahhhhhh!!!
– Ora inonderò il tuo culo... e tu ricorderai per sempre questo momento!
Come promesso, dal fallo esplodono dei getti fortissimi, che riempiono la cavità della ragazza e poi iniziano a fiottare giù, verso terra, mentre lei ancora schizza il suo piacere.

"Ero lì, eretta sulle sue enormi mani.
Mi ha presa con una violenza che non avrei pensato possibile.
Ma più di tutto non avrei pensato che... Non si può godere così.
Non sbattuta come uno straccio.
Non umiliata davanti alla mia finestra.
Non urlante, tra dolore e godimento, come aveva detto lui.
Quello è il demonio. Ma io ero la sua schiava.
Ero..."



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