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12.

"E poi è successo quello che nessuno si poteva aspettare. Sicuramente non io..." Sono passati appena due giorni da quella scampagnata, quando Horace e Ronnie richiamano Barbara all'ordine. – Allora, puttanella, qui bisogna mantenerti allenata, altrimenti perdi lo smalto che ti abbiamo dato con tanta dedizione... – dice Ronnie. – Sarebbe un peccato... – ribadisce Horace. – E cosa si può fare oltre quello che mi avete già fatto... – Ahahahahah! – ridacchia quest'ultimo, mentre l'altro sogghigna – Prepara una borsa, che si parte... La ragazza fa una faccia interrogativa. – Ti portiamo a fare un bagno turco a Pasadena. In pochi minuti i tre sono di nuovo a bordo del pick-up. Arrivano nel posto prescelto e parcheggiano nel sotterraneo. Salgono nella hall. Ronnie e Barbara si mettono seduti su una poltroncina, nell'ampio salone d'entrata. Horace va in reception e borbotta qualcosa con la tizia che sta lì. Poco dopo un uomo di mezza età dall'apparenza mediori...

11.

  "La camporella selvaggia... Non potrò mai dimenticarla." I diabolici fratelli attendono Barbara sul loro pickup. Lei arriva con un vestitino a fiori scollato e dei sandali da trekking leggeri, ma i capelli sempre legati stretti a coda di cavallo e il solito rossetto acceso. – Sali su, troia, che oggi ti facciamo strillare in aperta campagna! – le dice Horace ridendo. Barbara non fa neanche più caso a come viene apostrofata, un po' ormai per abitudine, un po' perché sente che in effetti è proprio così che stanno le cose. Ronnie è alla guida, e parte. Percorrono alcune miglia di strada verso fuori e poi, prendendo una strada sterrata a lato della statale, risalgono una collina. Ci sono alberi di medio fusto, non troppo fitti, che fanno un po' d'ombra a macchia di leopardo, mentre qua e là compare qualche arbusto. Si fermano in un punto apparentemente indefinito, intorno non si vedono casupole o baracche per il riparo. I gemelli scendono e Barbara li segue. Per...

10.

  – È stato interessante sentirti dire "Sborrami nel culo, Horace" – dice l'uomo sorridendo. Sono seduti l'uno accanto all'altra sul divano, mentre Ronnie li osserva dalla poltrona. Barbara non riesce a parlare. – Cos'è... – fa Ronnie – ora sei imbarazzata? La ragazza accenna un sorriso. È passata la notte dopo quel rapporto durissimo. Dalle finestre aperte passa un po' d'aria, si sente il rumore leggero del suo passaggio nella stanza. – Dunque ti piace essere presa con la forza... – riprende Horace. Lei lo guarda e annuisce con un cenno del capo. – Ti piace essere vinta... essere battuta... anche se resisti con tutta te stessa... Di nuovo lei annuisce. – Sei una grande lottatrice, e per questo abbiamo pensato che sia giunto il momento... Barbara lo guarda perplessa. In quel momento entra nella stanza un altro uomo, non alto, tozzo anzi, ma grosso, con le braccia e le gambe muscolose, e ciò nonostante con una grossa pancia. Ha addosso una sorta di comp...

9.

"Ho subito vessazioni e umiliazioni. Ero costantemente eccitata." Horace la porta in bagno, la depone nell'ampia vasca e si mette a lavarla. Un'operazione eseguita con cura e dedizione, senza tralasciare nessun centimetro del corpo. Una volta finito la fa alzare in piedi, la aiuta ad uscire e la asciuga. Poi la riprende in braccio e la riporta al cospetto del fratello, nel salottino. La poggia, in piedi. Ronnie le si avvicina e inizia a cospargerle la pelle con un unguento molto oleoso e profumato. Il corpo di Barbara pare splendere. Ma quella pace è apparente, si tratta solo di una tregua per ripartire anche più forte di prima. – Ora facciamo un gioco, giovane troia... – fa Ronnie – noi ti inculiamo a dieci a dieci colpi, a turno... – Fino a quando non hai più le forze... – conclude Horace. Prima di poter riflettere, la ragazza si ritrova piegata in avanti sul tavolo. E Ronnie glielo inizia a piantare dentro. – Ooooooooooohhhh... – E uno... – ghigna lui.  Con un'...

8.

"Amo questa idea, che entro in una casa e sono tutta sistemata, ma poi ne esco devastata. Amo il fatto di sapere che non la farò franca."   Spinge la porta. Entra. Muove i suoi passi. Conosce la strada. Ma non sa che stavolta non sarà lo stesso. Lui è sempre lì, nella sua solita poltrona. La vede avvicinarsi con la sua nuova mise . Una gonna nera stretta, corta a metà coscia, una camicia bianca sbottonata fin sopra al seno, con il reggiseno color carne che si intravede, sotto, e scarpe col tacco a spillo, nere, lucide. Capelli come da copione, tirati bene indietro, coda di cavallo, frangetta. Quando Barbara si trova quasi al centro della stanza vede che su un'altra poltrona c'è un altro uomo. È identico al vecchio, e lei strabuzza gli occhi. – Devo dire che avevi ragione, Ronnie, hai preso proprio una gran bella cavalla – fa quello. Barbara non aveva mai neanche saputo il nome del suo amante, e ora lo sente pronunciato da uno sconosciuto che però è uguale a lui. – Ma ...

7.

"Sono stata ligia al dovere. Ho fatto quello che mi è stato chiesto. Mentre uno dopo l'altro completavo tutti i compiti che avevo, mi sentivo solo più vicina a lui. E al suo uccello che mi manca da impazzire, insieme alla sua forza e alla sua cattiveria. Ho inviato l'sms e adesso fremo nell'attesa." Lui le scrive che a breve verrà da lei per vedere se ha fatto tutto per bene. E cinque minuti dopo è lì, alla porta. Barbara gli dice di entrare, lei sta in salotto. Ha addosso solo un perizoma nero. Lui prende una sedia e ci si mette, con lo scopo di squadrarla con cura. Parte, in ordine, dalla giarrettiera. Una scelta semplicissima quella della ragazza, una fascia larga circa tre centimetri e due linee, una sopra e una sotto la fascia, tutto intorno alla coscia sinistra, interrotte sul lato esterno da una sorta di cinghia, anch'essa tonda e senza decorazioni.  Poi tra i seni, che Barbara tiene tra le mani. Un piccolo cuore formato da fuscelli di rosa con le spine...

6.

“Il problema è che non c’è uno come lui. Ho provato. Ma tutti quelli con cui sono uscita non mi hanno fatto scattare quello che aveva fatto scattare lui. Sono stata in paradiso e all’inferno contemporaneamente, ero soggiogata ma mi sentivo libera, con lui. E dopo tre mesi non ne posso più di girarci intorno: devo tornare da lui…” Per tre mesi Barbara aveva evitato qualunque possibilità di incrociare l’uomo e persino di aprire le persiane di quella finestra. Perciò decide di ripartire proprio da lì. Quella mattina ripete il rituale che l’aveva corrotta per sempre, latte macchiato e sguardo dritto verso il balconcino. E lui arriva. Ghigna. Lei accenna un sorriso. Ma il tizio si gira e rientra. – Passa più o meno un’oretta. Poi il telefono squilla. – Ne vorresti ancora, impudente sgualdrina, non è vero? – Sei tu che mi hai reso tua... – Non posso darti torto, ma ho in mente per te un’altra prospettiva. – Prospettiva? che significa? – Significa che tu ubbidisci, se vuoi godere. – Ma io vog...